Le caldarroste
Le
caldarroste
(o dell'educazione degli anni '40)
Da bambino chiacchieravo molto. Quando andavo all'asilo, dalle suore, a volte inscenavo dei veri e propri "comizi" inventando discorsi senza un filo logico...forse avevo una innata "vena artistica" per il non sense.
Quando si era a tavola, a pranzo e a cena, si doveva mangiare in silenzio. Era la regola che i miei genitori, in particolare mio padre, avevano stabilito. Per rispetto al cibo, che era sacro; perché per "educazione" non si doveva parlare con il boccone in bocca; perché parlando mentre si mangiava potevano capitare incidenti pericolosi, nonché incresciosi, come quello dell'andar di traverso del cibo.
Ma io sistematicamente dimenticavo la regola e parlavo. Non ricordo di cosa, ma parlavo, parlavo, parlavo...e Papà mi riprendeva sempre: "Nino, quando si mangia non si parla!". Per qualche minuto rimanevo in silenzio, ma era come se avessi dentro una molla che rimetteva automaticamente in moto la mia favella. Finchè, un giorno, Papà perse la pazienza: "Nino!" - mi disse - "Se non la smetti di parlare mentre si mangia mi procuro una canna, la tengo qui, vicino a me, e quando cominci a parlare te la dò in testa!
Procurò la canna e la tenne appoggiata al muro, alla sua destra. Per un po' non accadde nulla. All'inizio riuscii a contenere abbastanza la mia loquacità. Ogni volta che aprivo bocca venivo ripreso e la promessa della punizione corporale veniva rinnovata: "Nino! Silenzio! Guarda che la canna è qui, a portata di mano!".
Finchè un giorno, dimenticando la spada di Damocle che pendeva sul mio capo, cominciai a parlare a briglia sciolta. Papà mi sgridò due o tre volte, ma ogni volta riprendevo a parlare in modo irrefrenabile. Il pranzo era ormai giunto al suo epilogo, stavamo mangiando le castagne arrostite, le caldarroste. Nel mio piatto vi era già un bel mucchio di bucce bruciacchiate e io imperterrito continuavo a parlare. Ero forse alla quarta "ripresa" quando mio Papà, senza fiatare, prese la canna e...la appoggiò semplicemente di traverso lungo la tavola. Bastò. Gli occhi mi si riempirono di lacrime, reclinai la testa in avanti e caddi con il volto tra le le bucce delle caldarroste.