Patrizia Invernizzi Di Giorgio: Io e i fiori

26.01.2021

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Io e i Fiori

Sarei dovuta nascere in un prato tra i fiori, invece sono nata in un'anonima sala parto e mia mamma ha ricevuto, solo dopo, un mazzo di rose, ovviamente da mio padre.

I fiori mi sono sempre piaciuti, perché si colorano di tutte le tinte e della gamma delle loro sfumature, per il loro profumo (ci tengo a dire che mi piacciono anche quelli che non odorano) infine per i petali, così delicati, che solo a toccarli, un po' si sciupano.

Io invece ero il contrario: quando incontravo qualcuno ero brusca, ruvida, sempre sulla difensiva e fornita di aculei come un riccio. Volevo essere una rosa senza spine, invece ero solo le spine senza rosa. Non era proprio così, nel profondo ero e sono un'anima gentile, affabile, sensibile, ma non mostravo queste mie qualità, anzi mi comportavo nel modo opposto, per paura di essere delusa.

La mamma ogni settimana comprava un mazzo di fiori al mercato, io ero felice a vederli nel vaso sopra la credenza e lo ero ancor più quando la mamma mi chiedeva di cambiare l'acqua, allora mi soffermavo a guardarli, accarezzavo i petali, infine tagliavo un po' gli steli e, ricordandomi il consiglio della nonna, mettevo nell'acqua un'aspirina, perché durassero di più.

Credo che questa abitudine della mamma abbia rafforzato in me l'amore per i fiori.

Nella mia vita di fiori ne ho ricevuti pochi, ricordo i meravigliosi bouquet per i miei diciott'anni e per la mia laurea, nelle fotografie di quei giorni appare evidente che non stavo in me per la gioia, sorrido, circondata dai compagni di scuola e dell'università. Più avanti nell'età, me li ha portati l'amica del cuore, sapeva che non c'era regalo più gradito.

La mamma invece li riceveva ad ogni ricorrenza: il compleanno, l'onomastico e l'anniversario del matrimonio.

Si dice di qualcuno: "Sei un fiore" per dire che è splendido, che emana salute da tutti i pori. Per questo non me lo sono mai sentito dire né nell'infanzia né nell'adolescenza. Magra, allampanata, con un seno così piccolo, che sembrava un rigonfiamento del vestito. Mi ammalavo di frequente, uscivo poche volte e il viso era bianco come l'albume dell'uovo, i capelli spenti e flosci, le gambe lunghe e magre, come le zampe di un airone.

Verso i diciassette anni per fortuna sono comparse le curve e mi sono arrotondata.

Non ero affascinante, ma avevo, come si suol dire, "la bellezza dell'asino".

Questo bastò a farmi trovare un fidanzato. Mi corteggiava, era carino con me e facevamo progetti insieme. La prima volta che mi invitò a cena, mi regalò una rosa rossa. Decidemmo ad un certo punto di sposarci, non mi pareva vero, ero al settimo cielo. Avevamo predisposto tutto per il matrimonio fin nei dettagli, ma mi lasciò un mese prima per una ragazza molto bella e soprattutto molto seducente.

Mi mancò la terra sotto i piedi, pensai che era svanita l'unica occasione della mia vita.

Fu una terribile ferita e ci sono voluti parecchi anni per sanarla.

A quarant'anni ho perso quasi tutti gli aculei e sono decisamente meno spigolosa. Mi curo di più, mi trucco per coprire i segni del tempo e seguo la moda. Penso di essere diventata interessante e desiderabile, ho imparato anch'io le tecniche della seduzione; gli uomini apprezzano la mia intelligenza, la mia cultura e il mio buon gusto. Non ho rinunciato al matrimonio e penso di avere più di una chance.

Sogno di poter indossare quel giorno, anche se dovrò un po'allargarlo, l'abito che mi ero fatta cucire, color pervinca, insolito per quei tempi in cui l'abito classico era bianco. Sulla gonna e sullo scialle di seta avevo fatto appuntare qua e là fiori azzurri e violetti, che mi ricordavano il cielo di certi tramonti, che ti lasciano senza parole per la loro straordinaria bellezza.

Sono i fiori del gelsomino azzurro, del glicine, i fiori che trovi nei campi o lungo l'argine: l'erba trinità, la salvia dei prati, i non ti scordar di me, le campanelle. Mi hanno sempre incantato per la loro semplicità, li sorprendi nascosti tra l'erba, si nascondono perché sono timidi come lo ero io e come un po' lo sono ancora.

Penso che quel fatidico giorno sarò bellissima, avvolta in una nuvola azzurro viola e per la prima volta sentirò pronunciare dalle labbra del mio amore quello che ho desiderato da sempre: "Sei proprio un fiore, sei il mio fiore meraviglioso".