Patrizia Invernizzi Di Giorgio: Le tue braccia
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Le tue braccia
Come ad un uccello ferito
le tue braccia mi
offrivano riparo.
Eri grande, forte,
io debole, fragile
all'ombra di un gigante.
Con passi incauti entravi
nella mia anima confusa
e non era più mia.
Nella tua stanza non c'era
posto per gli altri,
io diventavo estranea
a me stessa.
Sentivo soltanto la tua
voce,
fredda, senza sfumature,
si spegneva in gola la
mia,
non potevo più cantare.
La sera le tue braccia
mi avvinghiavano,
mi baciavi, avido, la
bocca,
a poco, a poco,
mi succhiavi la vita.
Io mi facevo piccola,
diventavo di pietra,
di giorno ingoiavo le
lacrime,
sentivo morire i desideri.
Una notte, così buia
da offuscare la luna,
ho visto il tuo volto impenetrabile
e il tuo corpo, senza
veli,
finalmente nudi.
Ho strappato le catene
dal cuore,
sono fuggita lontano.
Non cerco più falsi nidi
e false piume dove nascondermi,
mi bastano la dolcezza, la
tenerezza
Ho sete di libertà, di
infinito
riprendere a volare
nell'azzurrità
del cielo mi restituisce
la gioia.