Amore che vieni, amore che vai
"Amore che vieni, amore che vai" è una delle tante poesie in musica regalate da Fabrizio De André nella sua ricca storia musicale. Incisa prima nel decimo 45 giri di De André insieme a "Geordie" nel 1966 e poi nell'album "Volume III" nel 1968, la canzone, è centrata sull'incertezza dell'amore e, quindi, sulla precarietà che può avere un rapporto sentimentale.
Col passare del tempo, quelle parole, quei gesti, quei comportamenti che in quel momento significavano la totale appartenenza affettiva verso quell'altra persona saranno, in qualche modo, dimenticati, volati nel vento, ricordi di un tempo passato che, però, potrebbero tornare senza alcun preavviso. La conclusione reale, quindi, di ogni storia d'amore, anche parlando soltanto dell'amore verso la propria persona, è proprio questo continuo mutamento della percezione dell'amore e delle relative conseguenze che ciò comporta.
Amore che vieni, amore che vai
(Fabrizio De Andrè)
Quei giorni perduti a rincorrere il vento
a chiederci un bacio e volerne altri cento
un giorno qualunque li ricorderai
amore che fuggi da me tornerai
un giorno qualunque li ricorderai
amore che fuggi da me tornerai
e tu che con gli occhi di un altro colore
mi dici le stesse parole d'amore
fra un mese fra un anno scordate le avraiamore che vieni da me fuggirai
fra un mese fra un anno scordate le avrai
amore che vieni da me fuggirai
venuto dal sole o da spiagge gelate
perduto in novembre o col vento d'estate
io t'ho amato sempre, non t'ho amato mai
amore che vieni, amore che vai
io t'ho amato sempre, non t'ho amato mai
amore che vieni, amore che vai.